Ars longa vita brevis

Hippocrate





- Presentazione -


--- °°° ---

Angelino era legatissimo alla sua terra. Amava il suo paese,
con le sue tradizioni, usanze, leggende, ed era affezionato in modo particolare
a Santa Maria di Sauccu dove tra l’altro era riuscito a ritrovare la fontana di giù,
nascosta dai numerosi cespugli e invasa dalla natura selvatica, e per la gioia
della scoperta vi aveva inciso nella pietra le proprie iniziali.

Amava la natura con i suoi paesaggi grandiosi, i colori e i profumi della macchia mediterranea,
le pietre giganti e i nuraghi, e il lavoro degli uomini e delle donne che sapevano affrontare
questa natura sarda, bella ma ingrata, e fargli esprimere i suoi più bei frutti e sapori.

Amava le sue lingue, il sardo e l’italiano, tanto da non poter fare a meno di scriverle,
in poesia e in prosa.
E da indebitarsi per acquistare diversi dizionari e una Olivetti Lettera 22 un suo punto d’onore!
Lui era un uomo di lingua, di parola e di scrittura. Poeta e giornalista.
Collaborò con diverse riviste e giornali, pubblicando poesie e articoli sia in Italia
che in Francia, e corrispondendo con gli editori, giornalisti e anche qualche scrittore.
Ha scritto perchè voleva testimoniare e condividere la sua esperienza di vita:
in quanto giornalista ha osservato, fotografato la realtà
(in tutti i sensi: faceva uso di una "Zeiss Ikon"),
ha polemizzato, portato la critica e agito.

Volendo costruire per i suoi figli un avvenire migliore, nel suo piccolo ha partecipato
ai movimenti sociali, al movimento del mondo del suo tempo.
Sempre servendo la Sardegna, cercando di dare alla sua isola maggior rilievo faccendola
conoscere, non solo nella diversità della cultura italiana ma anche nella prospettiva europea.

Angelino è stato un uomo sociale, un uomo d'azione. Autodidatta,
lui ha studiato gli autori classici e le lingue, impegnandosi nella grammatica,
nella scelta dei vocaboli, affinando via via il suo stile.
Nella poesia sarda in particolare ha sperimentato le diverse forme strutturali
del componimento (terzina, quartina, ottava, sonetto, moda e via dicendo).
Nella scrittura, la poesia è stata la forma a lui più congeniale e
"... una passione, una grande passione... feconda fonte di delizie spirituali",
come scrisse al direttore di una rivista.

Per lui ogni occasione era buona per scrivere, per esprimere il suo pensiero,
i sentimenti, i valori, gli amori, ma anche e forse soprattutto, le sue ferite.
Ferite che si è portato dentro dalla nascita, per tutta la vita: "s’orfania",
la mancanza della madre, l’abbandono, la solitudine, il mal... essere.
Lui ha sofferto molto per non essere stato riconosciuto dal padre alla nascita,
per essere rimasto orfano anche di madre e per non essere stato adottato
legalmente dai genitori che lo hanno cresciuto.

Non solo passione quindi ma anche necessità, per il bisogno di dire
e di lasciare un segno, una traccia di sè, come scrisse nella poesia “Ire”:


" ...
Eppure,
domani,
vorrei lasciare un moto,
una parola
che definisse il mio cammino,
il mio nulla,
che potesse dare
al mio arrivo
un nome ".