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Verrà novembre ogn’anno, e fede e amore
accanto a me vedrò nel triste omaggio.
Indarno la mia croce: non v’è raggio
di sole che le possa dar calore.
"Straniero!". Ormai passato il suon dell’ore
l’ingorda civiltà m’ha perso in viaggio.
Remoto, nel mio tumulo selvaggio
chi mai mi verserà un’umil fiore?
Dirà la prece il vento, e in ogni via
diran le foglie morte i miei conforti
col mio desio in muta compagnia
ma il giorno che le trombe degli insorti
sonar dall’alto udrai, o Madre mia
chi piangerà per te cotesti torti?