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Il mio canto è pace che non teme
guerra di senni arguti:
si leva meco ogni mattina
e m’accompagna tutto il giorno;
veglia per me la notte
cantando le fiammelle dell’eccelso.
Non si ostina all’imperfetto
che lo trattiene
nel fango della terra;
vola al canto degli uccelli
e delle rane;
geme al pianto dei rivi
e delle foglie al dire s’addolora.
Nel sermone delle greggi,
nel madrigale della selva,
nel profumo della flora,
nel discorso dei monti,
nell’opre dei mortali
s’affatica,
cerca
come ape,
nel fiore,
il nettare.
Domani,
oltre il vaglio dei giorni,
verrà con me ancora,
lieve come pensiero,
nelle aure valli
del gran destino ignoto;
e tra i sognati candori,
al raggio di un Sole che non ha tramonti,
si contenterà d’esser negletto.