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Ti vedo: ancor solenne e pur gentile,
canuta e ogn’or novella, oh, madre cara!
Soave, ardente e bella, al ciel preclara,
fra quel mar di cobalto... eterno aprile!
Ti vedo: or più non penso che il virile
mio cuor di pietra sia: or, che l’amara
fortuna te m’asconde, intendo avara
l’età precoce, e luogo e gente ostile.
La speme antica ov’era or son cipressi
in muta attesa già; ma quel desio
che mi conduce a te par che m’oppressi...
Oh! cheto non sarò se il fosso mio
non è là, nel tuo sen, dove riflessi
d’amor son aura e zolla, fronda e rio!