-035-
-o-
Solinga è l'erta china: grave il legno
a larghe braccia sta nel muto colle;
l'augel che passa stride d'orror pregno.
Cadente la città le sacre zolle
vil calca indifferente, e, briaca e vinta,
il mite agnel, confusa, al rito estolle
La notte è già, paurosa e senza tinta;
il tempio profanato rio tumulta
di mille colpe e sol d'un'alma finta.
Soave un sen trafitto in pena occulta
del mondo piange il pianto, il pianto eterno,
nel lutto pien dei tempi, e fede esulta...
Sicario che fai tu? Non senti scherno
cotanto in arme? Temi? L'ombre temi
di rea legge tua, di tuo governo?
"Andranno maledetti per gli eremi
i fati tuoi, o plebea turba insana,
e il sangue mio cadrà sui tuoi vil semi!"
Ribolle il mar, rintrona il ciel, si sbrana
la terra tremebonda: fosse e tombe
il turbine imperverso scopre e appiana.
Su 1'ali del mistero pie colombe
sollevano osannando il corpo frusto,
e il Ciel 1'accoglie al cor di canti e trombe:
"Cantate lodi, o genti, il Figlio Augusto
del Re dei re è risorto!" Rei tremate,
chi mai vi salverà da danno giusto?
Avenne a verità, del Grande Vate
il lume della Fede: il Gran Destino
dell'Uomo Dio s'è fatto, e consacrate
ha 1'Altre Sponde all'umil pellegrino.
03-I959.
Pubbl. "“Eco d’Italia”" marzo 1959 Marsiglia".