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-o- Bruch, 21-11-1958.
Ave Maria, de' buoni
Madre potente e guida;
sorte crudel mi sfida
porgi pietosa mano:
laggiù, lontan lontano,
ferve fecondo lavor...
Ecco: quel treno cupo
rumoreggiar qual lampo,
fender la valle, il campo,
stride col mio pianto;
indifferente e tanto
sordo a cotanto dolor!
De' miei piccin la mamma
guarda: silente e bianca,
grave, sull'umil panca,
triste, curare i figli;
sola, sognar perigli
dove la porta l'ardor.
Tace la sera; or mira
la notte fredda e nera:
sonan i bronzi, impera
nell’alme prone il bene:
-Mamma, papà non viene?-
dona riposo in quell'or!
Vedi: l'uman progresso
preme sul mio sgomento:
orbo tacer d'accento
a bei pensier profondi...
Oh, Madre! i dì giocondi
fuggon chi spruzza sudor.
Ma Tu che vedi e senti
il pio passar de' giorni,
deh! fa che un dì ritorni
a quei bambin che manco,
pur se canuto e stanco,
nel Credo del mio Signor!