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2. Crisi mineraria

Dalla fine degli anni '50, gli emigranti sono stati vittime delle quote di redditività imposte dalle compagnie carbonifere. Sono stati trasferiti in altri siti della regione, poi in miniere del Pas-de-Calais
o in Belgio, tra gli altri.
Già nell'agosto del 1959 furono prese delle misure dalla HBL, che già parlava di crisi:
il trasferimento di 550 minatori dai pozzi di Faulquemont e Houve ai pozzi del gruppo Petite-Rosselle,
senza dimenticare di aver trasferito 150 minatori esclusivamente italiani da Petite-Rosselle.
Al Pas-de-Calais. La produzione di "carbone secco fiammeggiante" prodotto a Faulquemont venne
così rallentata e aumentò quella di "carbone secco da coke" proveniente dai pozzi di Petite-Rosselle.

Dal luglio 1959 circolavano voci sulla chiusura dei pozzi di Faulquemont e Houve. La voce fu presto fermata dalla direzione della HBL. Come ha sottolineato Angelino, una crisi energetica stava effettivamente colpendo il settore del carbone, contrariamente a quanto affermava il signor Signard, direttore dell'HBL. Secondo lui, sarebbero state attuate semplici ristrutturazioni. Ma i milioni di tonnellate di petrolio e di gas provenienti dal Sahara stavano gradualmente facendo concorrenza al carbone della Lorena, minacciando così tutte le regioni interessate con la disoccupazione e la chiusura delle miniere. E gli emigranti che erano venuti a lavorare lì si stavano già interrogando sul loro destino.
La CFTC ha preso posizione contro le argomentazioni dell'HBL, non mancando di sottolineare
le accuse all'Italia, che importava ogni anno 8,2 milioni di tonnellate di carbone americano mentre 55.000 minatori italiani lavoravano nelle miniere della CEE. Le Républicain Lorrain propose addirittura che l'Italia importasse dai Paesi del Mercato Comune e in particolare dalla Francia in proporzione al numero di lavoratori immigrati.

L'euforia economica per la Lorena era forse finita e la domanda di manodopera straniera era passata, l'effetto degli accordi franco-tedeschi di Warndt era finito.
Era forse la fine di un'epoca in cui il benessere di una regione era l'interesse di tutti e la garanzia di ricchezza per un'intera nazione.