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E l'italiano considera queste cose, le soppesa e le sente nel profondo del suo corpo come una massa di piombo, come coltelli affilati, come una grave offesa. Sa di non essere un disgraziato perché ha dimostrato, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, la sua eccellente abilità; e sa anche di non meritare questo triste appellativo di boemo perché ha conosciuto e ha una patria bella e grande, chiamata da alcuni, un luminoso faro di civiltà.

Ma c'è una legge che determina uomini e cose, una legge che nessuno può violare, una legge ineludibile che, ponendo un limite a tutto, pone un limite anche a ciò che possiamo sopportare, anche alla "sacra pazienza". Ed ecco allora che le mascalzonate degli italiani, le malefatte e l'eccessiva irascibilità, quasi sempre scritte a caratteri cubitali, fanno sì notizia, ma come argomento incline alla frequenza sulle deprecabili tavole della cronaca.
(...) Ehi no, no, amici della Lorena! Non siamo pigri e se questa convinzione persiste, (...), andate, ammirate e chiedete, perché solo allora vi renderete conto che l'italiano non è un disgraziato, non è un imbecille, non è un bohémien, e solo allora vi convincerete che sarebbe meglio fraternizzare con gli emigrati italiani nel vostro Paese, con quelli che offendete ignorandoli. E solo allora vi convincerete che solo con l'aiuto degli emigranti italiani voi lorenesi potrete aspirare a vedere un giorno, in questa vasta e ricca Lorena che è vostra, un secondo giardino d'Europa.

Ciò che più colpì questi apprendisti minatori quando iniziarono a lavorare in miniera fu il modo in cui alcuni facchini e capisquadra li salutarono:
«Modi barbari, disumani, francamente tali, che sembrava che, per loro, l'operaio in fondo alla miniera, lontano da ogni sguardo, non fosse altro che un oggetto di qualche tipo, uno strumento inanimato, una macchina insomma, soggetta al massimo sfruttamento, alla massima redditività e all'autorità indiscutibile delle ambizioni personali del primo, e alla pusillanimità condizionata del secondo».
Inoltre, il contatto con le altre minoranze non era facile, poiché ognuna di esse lottava per il proprio riconoscimento sociale e culturale. I tafferugli tra le diverse nazionalità divennero comuni. Ma nonostante ciò, alcuni speravano che le cose sarebbero cambiate in meglio, ad esempio un articolo apparso su un giornale locale italiano a Folschwiller, rivolto alla popolazione italiana: