2. I mezzi utilizzati per accogliere gli immigrati.
La società HBL ha messo a disposizione degli immigrati italiani più di cento alloggi solo nel complesso residenziale di Bruch. Costruite durante la Seconda guerra mondiale dai prigionieri tedeschi detenuti nel campo di Bruch, queste baracche di legno avevano solo il piano terra.
Potevano ospitare una o due famiglie e ciascuna aveva cinque stanze: una cucina a carbone, servizi igienici e tre camere da letto. Avevano una cantina per conservare le sei tonnellate di carbone che la HBL forniva loro gratuitamente ogni anno.
A un giornalista che descriveva il complesso residenziale di Bruch come un "campo russo", Angelino, che aveva vissuto in Russia per due anni, rispose con orgoglio che queste "baracche sono fatte di assi di legno finemente lavorate, di doppio spessore, con uno strato di cemento
che consolida l'esterno, le fondamenta sono di cemento e le pareti interne sono ricoperte di carta da parati moderna.
Inoltre, garage e giardini circondano le baracche. Il comfort materiale delle baracche erano diverse da quello dei gulag russi. Le famiglie avevano acqua corrente, illuminazione elettrica, televisione, radio, lavatrice e non mancavano le macchine da cucire nelle case. Tutti i mobili erano stati acquistati a credito, per lo più a Metz. Nella sua descrizione, mio nonno non mancava di sottolineare che "la polizia non ti perseguita sotto il letto, nessuna guardia entra in casa tua senza un motivo, né di giorno né di notte. Le uniche guardie sono 'pastori tedeschi'. Queste caserme furono rase al suolo intorno al 1959 e sostituite da blocchi di case popolari nel 1956, in cui gli immigrati italiani e le loro famiglie si trasferirono nel 1957. La mia famiglia occupò una di queste abitazioni dal 28 ottobre 1958.
Purtroppo, queste famose baracche furono più di una volta preda di incendi, spesso di origine criminale, e a volte alcuni italiani, spinti dalla disperazione, incendiavano le proprie baracche pensando di poter riscuotere l'assicurazione e quindi partire per l'Italia. Nel giro di pochi mesi,
gli incendi delle case di legno di Bruch e Schoeneck condannarono diciotto famiglie a vivere
per strada per qualche tempo. A riprova dell'importanza di questo fenomeno, un articolo scritto
da Angelino apparve il 25-01-1959 su "le journal des italiens":