«Alla fine di luglio fui informato da Parigi che la mia famiglia poteva raggiungermi.
Un altro problema, quindi, era serio, grave e richiedeva una soluzione immediata.
C'erano tre vie d'uscita e dovevo sceglierne una:
- Aspettare la fine del contratto e tornare in Italia.
- Restare qui, da solo, e aspettare che le condizioni in Italia migliorassero.
- Oppure farmi raggiungere dalla mia famiglia e stabilirmi qui definitivamente.
Dopo aver scartato la prima opzione perché non mi dava alcuna speranza di successo,
la seconda perché non potevo rassegnarmi a vivere da solo e senza la presenza della mia famiglia,
ho deciso per la terza, anche se la vedevo irta di ostacoli difficili da superare.»
Così Angelino, dopo sei mesi di permanenza, portò con sé la sua famiglia (Luisa, sua moglie, Dolores di due anni e Flavio di appena nove mesi). Poiché era stato chiamato in miniera, la miniera gli offrì un alloggio gratuito. La famiglia arrivò il 9 settembre 1956 con altre due famiglie sarde dopo un viaggio estenuante.
«Per i primi otto giorni abbiamo dovuto accontentarci di dormire sul pavimento della caserma, perché non riuscivo a trovare nessun mobile che rispondesse alle mie possibilità economiche.»
Il continuo arrivo di famiglie italiane aveva così colto completamente alla sprovvista
i negozianti che, a causa della mancanza di scorte, avevano aumentato i prezzi.